'THE AMERICANS LIST, AND SOME THING YOU CANNOT BUY AT THE STORE' - Saggio e recensione del libro 'By the Glow of the Jukebox: THE AMERICANS LIST', di Jason Eskenazi, Red Hook Editions, 2012, e postato il 18 Luglio 2013, nell' ICP Library Blog qui.

 

 ->  Il mio scritto nel libro, circa 'U.S. 285, New Mexico, 1955' (ITALIANO) (ENGLISH)

 

 

'THE AMERICANS LIST' E ALCUNE COSE CHE NON PUOI COMPRARE AL NEGOZIO

 

"QUAL'E' L' IMMAGINE PREFERITA, QUELLA CHE TI TOGLIE IL FIATO, DELLE 83 FOTO DI 'THE AMERICANS' DI ROBERT FRANCK?" Una domanda bella diretta, e che quasi un po' spaventa, non è vero ? Ma anche avvincente per iniziare un viaggio a volte intellettuale ma certamente appassionante, attraverso le diverse risposte che tanti fotografi hanno dato in giro per il Mondo, tutte collezionate in un libro. Questo è By the Glow of the Jukebox: THE AMERICANS LIST ('Dal Luccichio del Jukebox: La Lista di 'The Americans'), pubblicato da Red Hook Editions nel 2012 da il suo fondatore Jason Eskenazi.

 

Fotografo con base nel Queens, a New York City, ed egli stesso vincitore del premio Guggenheim (come Robert Franck nel 1955), Eskenazi, nelle pause tra un progetto fotografico e l'altro, trova lavoro come guardia del Metropolitan Museum of Art a New York, per la mostra 'Looking In' del 50esimo anniversario del libro di Robert Franck. “The Americans – spiega in ‘The List’ - è probabilmente il libro che connette più fotografi più di ogni altro, facendo la guardia alla mostra vedevo tanti colleghi fotografi visitarla, e mentre tenevo il numero di visitatori sul mio contatore manuale, ho cominciato a chiedere loro quale fosse la loro immagine preferita, quella che gli toglieva il respiro. Ho scoperto che molte risposte rivelavano molto di più circa i fotografi stessi."

 

 Ma è stato soltanto dopo che Jason lascia il Met -idea del libro già in testa- che inizia ad invitare prima i suoi amici fotografi, poi i colleghi, di scrivergli tramite email un saggio circa: "Qual'è la tua foto preferita..? Perchè ? Dove stai scrivendo adesso ?" E in due anni ad abboccare sono in 257: Volevo includere fotografi giovani e meno giovani ma che fossero appassionati del loro lavoro" - mi ha raccontato, includendo gentilmente anche me nel libro (dopo che l'ICP mi aveva spedito ad assisterlo nella sua classe, appena sbarcato a New York nel 2009), con la mia scelta di ‘U.S. 285, New Mexico‘.

 

"Non era importante se fossero famosi o sconosciuti, ma ho dovuto star dietro a tutti parecchio, prima che mi scrivessero qualcosa". Comunque, con così tanti ospiti, "impregnati di fama" (come Joel Meyerowitz, Mary Ellen Mark or Anders Petersen) o "inzuppati nella pioggia", come Eskenazi scrive nell'introduzione, ‘The List’ è più un libro circa i fotografi che circa le fotografie. Nessuna immagine, 85 pagine in carta riciclata con un elegnte segnalibro a nastro rosso, il libro ricorda una specie di taccuino, da accompagnare all'originale.

 

 Ma andiamo a parlare un attimo di ‘Alcuni pensieri dei fotografi e le loro scelte‘, come titolato a pagina 11. Primo, un lavoro non facile per molti: “E' come rompere una collana di perle, prenderne una e dire questa è la mia preferita” dice Dan Sheehan, ma scegliendo alla fine ‘City Hall – Reno, Nevada‘. Richiesta di un sadico, Jason” lamenta Phillip Blenikisop, indicando poi l'ultima foto del libro ‘U.S. 90, en route to Del Rio, Texas‘, con la moglie e il figlio di Frank esausti, in macchina. Proprio questa immagine risulta essere la più votata in assoluto in 'The List': “Il bisogno di essere con loro - scrive Christopher Anderson, circa la stessa scelta - e di essere sulla strada, facendo il suo lavoro. E' qualcosa che ho compreso immediatamente". Il suo collega di agenzia, David Alan Harvey invece, con ‘Charity Ball – New York City‘ ricorda: “[Quando ero un teenager] tutti i fotografi che scoprivo aveva bisogno di qualcosa: i fotografi di guerra, della guerra: i fotografi di paesaggio: dello Yosemite; i fotografi di moda: di una modella di glamour.. Quello che mi piaceva circa Frank e in particolare circa The Americans era che egli non aveva bisogno di niente.."

 

 Spirtualmente, Lisa Quinones completa questa riflessione, parlando della giovane donna fuori fuoco di ‘Movie Premiere – Hollywood‘: “Quando ho iniziato con la fotografia, sentivo sicuramente questa pressione che non sei un 'vero' fotografo se non stai coprendo una guerra, o le grandi notize del giorno. Frank mi ricorda che in verità, alla fine, le grandi notizie del giorno sono come le persone vivono". E senza dubbio, oltre la storia dell'uomo Robert Frank, ‘The Americans’ (1958) è un libro sicuramente sul popolo degli Stati Uniti d'America, mostrato come mai era stato mostrato prima, in una cornice di contrastante melting pop di ricchezza in crescita (dopo la vittoria nella II Guerra Mondiale), segregazione, patriottismo, religiosità e divisioni sociali, così da venire definito inzialmente come 'non-americano'.Per Robert Frank questo non doveva sembrar normale. Egli vedeva tutto questo dalla prospettiva di un immigrato - un'esperienza ad occhi spalancati che deve essere stata come uno schiaffo in faccia.." racconta Ergun Çağatay, scegliendo ‘Hollywood‘.

 Un altro il punto di vista di Erin Trieb, parlando della foto Barbershop – McClellanville, South Carolina dice: "Quando guardo la silhouette di Frank nella foto, non vedo un fotografo svizzero, ma un ragazzino del quartiere che sta cercando di sbirciare alla meglio là dentro..". Lo sguardo di un immigrato e lo sguardo di un teenager nato nel quartiere, non sono forse le due facce della stessa moneta/identità americana ? "Durante la mia infanzia, quella di un ragazzino cresciuto nel Midwest americano, mi hanno insegnata a non fissare le persone. Quest'immagine invece mi ha insegnato che fare il fotografo è esattamente non spostare lo sguardo", sottolinea John Trotter, parlando dell'iconica, piena di umanità foto del tram di ‘Trolley – New Orleans‘. E proprio circa la relazione tra persone in questo 'guardare' reciproco è il pezzo di Claudius Shulze’s: “I fotografi dovrebbere essere onesti, e dar conto della relazione tra loro stessi e i loro soggetti. [Non come nella tradizione coloniale, mascolina del National Geographic - come Claudius scrive -] la fotografia di Robert Frank è assolutamente circa l'inadeguatezza tra il fotografo e il protagonista". La scelta di Shulze è proprio quella dello stesso Robert Frank: ‘San Francisco‘, dove una coppia di afro-americani su di un prato scopre infastidita di essere il soggetto del click di Frank.

 E oltre la foto scelta da Jason (‘Men’s room, Railway station – Memphis, Tennessee‘), e tanti altri essay altrettanto interessanti, 'The List' è piena di intuizioni, circa 'The Americans' o la fotografia in generale, di memorie personali, di quanto cioè questo libro abbia influenzato profondamente la vita di qualcuno.

 

 Fiumi di inchiostro sono giustamente stati scritti nel tempo sul libro. Nella mia opinione, se stai cercando un approccio, una comprensione diversa, a quest'opera fondamentale, lascia per un momento in libreria i voluminosi libroni di critica fotografica, e dai uno sguardo ai racconti di tutti i fotografi riuniti, grazie a Jason Eskenazi, in 'The List'. Un modo per dare voce a questa grande comunità, spesso bisognosa di supporto (specialmente la parte 'inzuppata nella pioggia'), influenzata dal libro di Frank in tanti modi diversi, o forse da quello che questo rappresenta: "Tutto quanto non può essere comprato in un negozio. Grazia, dignità, bellezza, amore, romanticismo, sensualità, orgoglio, forza, coraggio, mistero e fascino.." come scrive Peter Turnely, parlando della coppia in motocicletta di 'Indianapolis', scrivendo da quell'indimenticabile angolo di New York dove ho vissuto per più di un'anno, Harlem. © Emiliano Cavicchi

 

 

 

-> il mio brano nel libro, su 'U.S. 285, New Mexico, 1955' (ITA) (ENGLISH)

 

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