LUIGI GHIRRI, THE ABSOLUTE FASCINATION OF THE IMAGE - Saggio sull'opera e la vita del fotografo italiano Luigi Ghirri, e su i rapporti tra Fotografia e Percezione originariamente postato nell'ICP Library Blog il 14 Luglio, 2014 qui

 

LUIGI GHIRRI, IL FASCINO ASSOLUTO DELL'IMMAGINE

dove la Geografia incontra la Fotografia

dentro la sfera del Mondo e oltre,

verso l'Infinito

 

Storia ed Eleganza leggera            

 “L'Inghilterra ha la Storia, ma l'America ha la Geografia' suggerisce l'artista inglese Neil Gaiman, in un'intervista circa il suo romanzo pluripremiato ‘American Gods’ [1]. Personalmente ritengo anche che la Storia sia influenzata dalla Geografia. Come migliaia di anni fa, quando un'eccezionale prima 'rete globale' fu possible grazie alla specifica geografia del Mar Mediterraneo, che permise alle popolazioni che vivevano intorno le sue sponde di saltare le distanze di terra navigandolo, ed espandere in questo modo Cultura e Teconologia.

 

 Tra le tante, queste due parole venogono proprio da quel mondo: Geografia (‘γῆ’, ‘terra’, ‘γραφία’, ‘scrittura': ’descrizione della terra‘), and Fotografia, (‘φῶς’, ‘luce’ and ‘γραφή’, ‘disegnare': ‘disegnare con la luce’). Dal Greco antico, ambedue sono destinate nel tempo ad incrociarsi, come nel perfetto esempio del National Geographic: il magazine è sempre stato strettamente legato ai progressi della Fotografia, ad esempio pubblicando a colori già dal 1910, molto prima della prima pellicola Eastman Kodak ‘Kodachrome’ venne prodotta negli anni 30. Ma anche prima del riconoscimento ufficiale del Colore negli anni 70 dal mondo dell'Arte di alcuni fotografi come William Eggleston in primo luogo, e, oltre l'Atlantico, di un altro pionere da una piccola città europea..

 

 “..Forse fu proprio l'eleganze leggera [della pellicola Kodachrome] ad ispirare lo stile unico del leggendario fotografo italiano Luigi Ghirri, quando nei primi '70 inziò a fotografare l'ambiente che lo circondava.." scrive Hanne Christiansen [2], parlando della ristampa del primo libro di Ghirri ‘Kodachrome (originariamente del 1978) dalle edizioni MACK Books di Londra, nel 2012. Luigi Ghirri (nato a Scandiano, Emilia Romagna, 1943 – Reggio Emilia, 1992) è uno dei più influenti fotografi del '900. Una concreta curiosità per il mondo intorno a noi e un interesse per il lato concettuale dell'atto del 'Guardare', sono all'origine delle sue eleganti, sospese, visioni urbane e moderni paesaggi.

 

 Durante gli ultimi anni, l'inclusione di Kodakchrome da Martin Parr in ‘The Photobook: A History, Vol. 1′ (Phaidon ed., 2004), ha iniziato un rinnovato interesse mondiale, con la prima monografia in inglese edita nel 2008 (‘It’s Beautiful Here, Isn’t It..‘, Aperture Foundation ed.), e il libro ‘Casa Ghirri’ di Francois Halard (Keherer Verlag ed., 2013), che ritrae il suo studio nella città di Ronconcesi.

 Vari musei collezionano i suoi lavori (i.e. Stedelijk Museum, Amsterdam; Museo della Fotografia Contemporanea, Milano; Bibliotèque Nationale, Parigi; MOMA a New York), e questo Luglio presenta due mostre di Ghirri, negli Stati Uniti e in Europa: alla Matthew Marks Gallery a Los Angeles, (conclusa giusto il 12 Luglio, dopo la precedente mostra a New York), e a Reggio Emilia, in Italia, fino al 27 Luglio, con una maestosa retrospettiva “Luigi Ghirri ‘Pensare per Immagini’ Icone Paesaggi Architetture (curata da Francesca Fabiani, Laura Gasparini, Giuliano Sergio), che presenta oltre 300 immagini originali e nuovamente stampate, e molto altro, dopo essere stata allestita prima al museo MAXXI a Roma, e in programma poi in Brasile.

 

Concettualismo

Apri le orecchie e gli occhi, e tu verrai influenzato da qualcosa. E non c'è niente che puoi fare per evitarlo”, diceva Ghirri, citando Bob Dylan [3], e anche: Non sono andato a scuola in un laboratorio, in uno studio, o in un’agenzia fotografica, non ho fatto il fotoreporter né il fotoamatore. La mia esperienza è nata piuttosto da una frequentazione dell’immagine, da una passione anche un po’ dilettantesca, se si vuole, ma che si è immediatamente, fin dall’inizio, orientata ed esplicata all’interno del mondo dell’arte» [4]. Alla fine degli anni '60 dopo aver frequentato l'Instituto Tecnico, Luigi Ghirri non si iscrive all'Università, ma comincia a lavorare come geometra nella città di Modena, incontrando regolarmente aritsti concettuali della zona, di cui egli fotografa le performances, le installazioni, a cui anche contribuisce aggiungendo le proprie immagini.

 

 Mentre la Pop-Art sta esplondendo negli USA, il Concettualismo in Italia sviluppa un estrema 'de-costruzione' del mezzo fotografico e un nuovo ruolo per esso, percepito come un medium veloce, meccanico e autoriale, ma non 'ortodosso'. Importanti esibizioni vengono poi visitate da Ghirri nelle città di Parma e Modena: la ricerca fotografica metalingusitica di Ugo Mulas con le sue Verifiche (1970-1972), la mostra New Photography Usa (1971), Dorothea Lange (1972), e specialmente quella della Farm Security Administration (1975).

 Viaggi di vacanza alla fine degli anni '60 e primi '70, fatti da Luigi Ghirri e famiglia in Francia, Olanda, Svizzera, e Italia del Nord, diventano intanto il primo ampio corpo di una riserva di immagini, da cui partire per le sue ricerche presenti e future. Passando dal 35 mm al medio formato, Ghirri comincia fotografando temi non specifici, ma squarci dei luoghi visitati e degli eventi della vita quotidiana, come un diario urbano minimo. Un po' alla Lee Friedlander, ma già a colori e con un certo 'stile' personale: una specie di meraviglia, un primo sguardo, ricordandomi personalmente il poeta Giovanni Pascoli (1855-1912) che con la sua ‘Poetica del Fanciullino’ teorizzava di guardare al mondo di tutti i giorni come un bambino, non con una specifica conoscenza delle cose, ma scoprendo in profondità la realtà dalle semplicità delle prime sensazioni.

 

 Più sistematicamente, Ghirri inizia poi ad organizzare ricerche fotografiche specifiche, concentrandosi sull'ambiente contemporaneo e le trasformazioni della sua identità. La sua prima mostra, organizzata da una locale fotoclub nell'hotel ‘Canalgrande’ di Modena (1972) gli permette di incontrare il critico d'Arte dell'Università di Parma, Massimo Mussino, casualmente di passaggio in città. Due anni dopo 'Ghirri' è invitato ad esibire i suoi lavori alla galleria ‘Il Diaframma’ a Milano, uno show di successo che lo connetterà ad un più largo pubblico di aritisti e critici.

 

Il Mondo visto dallo Spazio 

 “Nel 1969 viene pubblicata da tutti i giornali la fotografia scattata della navicella spaziale in viaggio per la Luna; questa era la prima fotografia del Mondo.. -scrive Ghirri nell'introduzione a Kodachrome- ..L’immagine rincorsa per secoli dall’uomo si presentava al nostro sguardo; [..] Non era soltanto l’immagine del mondo, ma l’immagine che conteneva tutte le immagini del mondo: graffiti, affreschi, dipinti, stampe, scritture, fotografie, libri, films." Questa foto è per Ghirri il 'punto d'inizio' della sua Fotografia [5], ma marca anche un cambiamento culturale: dopo secoli di Geografia disegnata, adesso è il momento per la chimica della Fotografia di mostrarci la stessa e una Nuova Geografia della Terra e oltre.

 Inteso come una 'collezione' dei lavori personali e delle prime commissioni del fertile periodo 1970-1978, Kodachrome è autoprodotto, con un budget basso e con un titolo che un omaggio dichiarato alla pellicola che ha democratizzato la Fotografia alla massa. Attraverso 92 fotografie Ghirri ci mostra il mondo che egli vede intorno a lui: surreale, vivido, tradotto in immagini a volte esagerate, a volte ridotte a semplici forme geometriche di base, come in ‘Riva di Tures, 1977’. Immagini però che non sono solo risultati da 'fotomontaggi': nelle odierne società di comunicazione "la realtà in larga misura si va trasformando sempre più in una colossale fotografia e il fotomontaggio è già avvenuto è nel momento reale" spiega sempre Ghirri in Kodachrome.

 Onnipresenti ma spesso ignorati, geroglifici urbani emergono vivi dalla stratificata complessità del paesaggio umano/artificiale/naturale intorno a noi, grazie a ciò che Ghirri chiama ‘fotosmontaggio’, il processo di foto-smontare lo spazio grazie alle fotografie. La Fotografia ritorna ad essere elementare esplorazione / decodificazione dello spazio. E il fotografo sembra sparire dietro la camera, rinfrescando lo Sguardo: non c'è auto-analisi, il 'momento decisivo' di Cartier Bresson o un punto di vista autocentrato su sè stessi, ma al contrario, una certa distanza, un assenza di giudizio etico o storico, che cerca invece di svelare la realtà con uno sguardo 'puro'.

 La fotografia di una ragazza, un cartello pubblicitario di cartone in un vicolo o in un androne, (Reggio Emilia, 1972) è sia una giustapposizione di differenti elementi visuali, ma è anche una scena 'nuova' che l'occhio inconscio di Ghirri improvvisamente scopre per la via: un'idea platonica, catturata dalla sua camera, di una seduttiva ragazza dal look anni '60, stranamente apparsa e sorridente all'aria aperta. Oltre il documento, una foto può essere una proiezione/registrazione di ciò che qualcuno profondamente percepisce/vede fuori di sè, invece d quello che 'fisicamente' ci è davanti, registrando il costante dialogo tra il subconscio e il mondo.

 

Nuova Geografia

 Durante gli anni '70 e poi, vari lavori di Ghirri si concentrano su diverse tematiche. Il progetto ‘In Scala’ (1977-78) mostra il parco turistico di Rimini ‘Italia in miniatura’ (dove sono ricostruiti modelli in scala dei maggiori monumenti italiani), ponendo l'accento su come le persone guardano e percepiscono il paesaggio e lo spazio: adesso è possibile vedere le più famose icone di un paese come l'Italia ai nostri piedi, come nella foto della Terra vista dallo Spazio. Sociologicamente e nello specifico qui è il Belpaese, ma virtualmente è un processo che può investire ogni nazione.

 Questa 'Nuova Geografia' punta a sottolineare il diverso Immaginario Geografico del presente: "tutti i viaggi possibili sono già descritti, il solo viaggio possibile sembra essere all’interno dei segni, delle immagini: nella distruzione dell’ esperienza diretta”, sostiene Ghirri [6] e nel progetto ‘Week-end’ (1973) spinge il concetto di viaggio alle sue conseguenze estreme. Il lavoro (pubblicazione dell'artista in pochi esemplari) è composto da foto che riproducono tagli e dettagli di mappe differenti di un Atlante, ingranditi fino a che la scala della foto non arrivi a conicidere con la grandezza reale della pagina fotografata. La Fotografia visivamente ha il potere di evocare oltre che mostrare, traslando l'atto del 'Vedere/Immaginare' con l'atto del 'Conoscere/Vivere' un'esperienza. Colmando lo spazio tra l'atto di immaginare un luogo e l'esperienza reale nel viverlo, ritagliando una cornice nel mondo, ma facendoti riflettere su ciò che è lasciato fuori da essa, come Ghirri suggerisce ancora in Kodachrome.    

 Così ‘Infinito’ (1974), un'istallazione a due pannelli che assembla 365 foto del cielo fatte da Ghirri ogni giorno dell'anno da luoghi sempre differenti, è il tentativo di mostrare l'impossibile: ma la metafora del cielo con la sua assenza di limiti, e l'uso del Tempo, in un numero (365) che è metafora dell'intero anno solare, ci permette di percepirlo. La Fotografia è il punto d'incontro della Realtà e dell'Immaginazione, attraverso la memoria, l'immagine e l'immaginario.

 

Esperienza Estetica

 Con la crescita della fama e del rispetto artistico (nel 1975 diventa  'Scoperta dell'Anno' per la rivista di fotografia ‘Time-Life’, poi è parte di ‘Photography as Art, Art as Photography‘ festival a Kassel, in Germania), Luigi Ghirri può dedicarsi ad un'attività di fotografo a tempo pieno.

 

 Diversi assignments seguono negli anni '80: le copertine per dischi musicali (oltre che per musica classica, anche per artisti di culto come la band punk dei CCCP o di cantautori come Lucia Dalla), l'invito dalla Polaroid International a dare un contributo alla propria collezione di ricerca, ad Amsterdam (1980), commissioni dal Ministero francese per la cultura per fotografare Versailles (1985), poi a New York per Bulgari, e campagne per la  Ferrari e per le amministrazioni regionali italiane. Senza fermarsi, Ghirri inizia e porta avanti anche un'attività di editore, critico e curatore, fondando nel 1977 con pochi amici la piccola casa editrice ‘Punto&virgola’ attiva fino al 1982: la prima creazione è proprio il libro Kodakchrome, a cui seguono una manciata di libri su fotografi occidentali e alcuni saggi sulla fotografia.

 Anche i progetti personali sembrano risentire di questa letterale apertura dell'orizzonte. Le entrate ancora chiuse nelle foto di palazzi/negozi in lavori di fine anni '70 (una topografia che che richiama a sua volta la profonda influenza di Eugene Atget) si aprono alle immagini di 'soglie‘, ‘inquadrature naturali‘, come l'orizzonte e la spiaggia con una struttra di legno rettangolare per manifesti pubblicitari (una specie di 'porta da calcio') di ‘Marina di Ravenna, 1986’, da il libro ‘Il profilo delle Nuvole’ , Milano, Feltrinelli ed., 1989.

 Ghirri sembra aver metabolizzato la passata 'cancellazione dell'esperienza reale'. E' il ritorno ad una concezione di viaggio più terrestre, per la strada, come in ‘Paesaggio italiano’ (libro con foto da commisioni e progetti tra il 1980-1989), Milano, Electa ed., 1989: orizzonti e tagli di chiese, piazze, ambienti interni, stazioni di benzina, bar in periferia e oltre, queste visioni sono attraversate da un forte senso dello spazio, delle emozioni visuali, e delle sensazioni da esso evocate: La malinconia è il cartello indicatore di una geografia cancellata, ed è probabilmente il sentimento della distanza che ci separa da un possibile mondo semplice" ci spiega Ghirri [7].

 

 Ma anche mistero e solitudine, o meraviglia, sono interconnesi con i paesaggi naturali e dell'uomo, in una visone bellissima, ma anti-classica, che rigenera il panorama iconografico italiano, come l'improvvisa potente luce che irradia e dà forma ad un canale di Venezia (Venezia, 1987), più vicina ad un Caravaggio piuttosto che al tradizionale Canaletto.

 Fotografare è un'esperienza estetica, dove l'esporazione dello spazio è pienamente guidata da un sentimento di atmosfera e suggestione. ‘Estetico' torna di nuovo al significato delle sue radici originali di greco antico: αἰσθητικός (aisthetikos, “estetico, sensibile, senziente”), che a sua volta deriva da αἰσθάνομαι (aisthanomai, “Io percepisco, sento, provo”).

 

L'ultima pellicola

  Tra il 1989 e il 1990, al culmine del successo, Luigi Ghirri comincia anche ad insegnare classi di Fotografia all'Università di Reggio Emilia, offrendo in esse il racconto anche della sua personale esperienza di lavoro (pubblicate poi nel libro postumo ‘Lezioni di Fotografia’, Quodilibet, 2010). Due anni dopo, improvvisamente, un attacco cardiaco lo coglie nella sua abitazione privata a Roncocesi. La serie di fotografie ritrovate nell'ultimo rullino su cui stava lavorando era incentrata sulle decadenti case della fertile valle del Po', nella provincia del Nord Italia dive Ghirri aveva vissuto e lavorato per più parte della vita.

 Seguendo le volontà da lui stesso espresse nel 1990, oggi la biblioteca pubblica di Reggio Emilia, la Biblioteca Panizzi, ospita il suo archivio di negativi, diapositive e publicazioni. E questa vasta 'Geografia Immaginaria', è diventata ora la sua grande eredità, senza confini.

 

 “Il lavoro di un fotografo […] credo sia molto più simile al disegnare una mappa geografica, piuttosto che tracciare una linea retta. [..Una mappa..] dove in regole stabilite, ognuno può trovare la prorpia strada” [8] – Luigi Ghirri

 

 

                                                               REFERENCES / LINKS / BIBLIOGRAFIA:


 Frasi in nero nell'articolo riflettono pensieri perosnali dell'autore sulla Fotografia o sull'opera di Ghirri, altrimenti le fonti sono citate e numerate come segue:

[1] – http://bookstimeandsilence.blogspot.it/2009/04/american-gods-neil-gaiman.html
[2] – http://www.dazeddigital.com/photography/article/16236/1/luigi-ghirri
[3] – Luigi Ghirri, ‘Niente di antico sotto il sole, scritti e immagini per un’autobiografia’, a cura di Paolo Costantini e Giovanni Chiaramonte, Torino, SEI, 1997
[4] – Luigi Ghirri, ‘Lezioni di fotografia’, Macerata, Barbaro Quodlibet, 2010
[5] – Luigi Ghirri, ‘Lezioni di fotografia’, Macerata, Barbaro Quodlibet, 2010
[6] – Luigi Ghirri, ‘Atlante’ (Atlas), Charta, Milano, 1999
[7] – Luigi Ghirri, ‘Un cancello sul fiume’, pubblicato nel catalogo della mostra per la Triennale di Milano, eds. Vittoro Magnano Lampugnani e Vittoria Savi, Electa, Milan, 1988, pp. 87–94
[8] – Luigi Ghirri, ‘Lezioni di fotografia’, Macerata, Barbaro Quodlibet, 2010

 


Le informazioni sulla vita e sul lavoro di Luigi Ghirri provengono da:

- ‘Luigi Ghirri, Pensare per immagini’, catalogo per la retrospettiva nel museo MAXXI di Roma; Milano, Electa, 2013
- Luigi Ghirri, ‘Lezioni di fotografia’, Macerata, Barbaro Quodlibet, 2010
- Massimo Mussino, ‘Luigi Ghirri’, Milano, Federico Motta Editore, 2001
 


 Libro Kodachrome’ per le edizioni MACK:
- http://www.mackbooks.co.uk/books/44-Kodachrome.html

 


  Shows di Luigi Ghirri alla Matthew Marks Gallery (April 19 – July 12, 2014):

- http://www.matthewmarks.com/los-angeles/exhibitions/2014-04-19_luigi-ghirri/

 


  Una bibliografia di libri e articoli circa Luigi Ghirri dal sito web della Matthew Marks (english):
- http://www.matthewmarks.com/new-york/artists/luigi-ghirri/bibliography/

 


  Retrospettiva su Luigi Ghirri al museo della ‘Fondazione MAXXI’ a Rome (24 April – 27 October, 2013)

-http://www.fondazionemaxxi.it/2012/12/14/luigi-ghirri-pensare-per-immagini/?lang=en

 


 Retrospettiva su Luigi Ghirri alFestival della Fotografia Europea‘ (May 2 – July 27, 2014):
- http://www.fotografiaeuropea.it/fe2014/exhibition-luigi-ghirri/


  Archivio on-line di Luigi Ghirri per la Biblioteca Panizzi:
- http://panizzi.comune.re.it/Sezione.jsp?idSezione=292

 

 

 Archivio di Luigi Ghirri nella città di Ronconcesi (italiano/english):
- http://www.archivioluigighirri.it/

 

 

 

 

 

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